Echö Blackrose

› Echö Blackrose.

« L'unica malattia era il vuoto che sentivo dentro. »

› Nome e Soprannome Echö.

› Cognome Anche se la ragazza scappò dall'insegnamento della madre per diventare ufficialmente una Nephilim mantenne il suo cognome, come segno di rispetto verso quella donna che ne aveva passate tante, ma che comunque l'aveva cresciuta come meglio credeva.
I Blackrose - cognome ormai quasi "morente" - è uno fra i cognomi più antichi presenti fra i Nephilim. Il cognome significa Rosa Nera, il suo simbolo è infatti una rosa, con al centro una B dalla calligrafia raffinata.

› Data di nascita e luogo di provenienza 23.10.1997 // Los Angeles, California.

› Orientamento sessuale Eterosessuale.

› Razza, poteri e debolezze Echö è una Shadowhunters. Nonostante la sua corporatura minuta è capace di stendere qualunque persona gli si metta contro. Da Nephilim qual'è ha i poteri conferitogli dall'Angelo Raziel.

› Segni particolari ed oggetti di valore Echö non ha grandi segni particolari, la piccola Richmond indossa da tempi immemori un anello nero, con un cerchio al centro dove inciso c'è una rosa con al centro, scritta in una calligrafia raffinata, avente dei piccoli cerchi, una B. L'anellino nero, troppo grande per le sue dita sottili è infilato in una catenella d'argento, e messo attorno al collo.

› Hobby Echö ama cantare, suonare la chitarra e scrivere canzoni, che -alla fine - nasconde nel doppio fondo del cassetto del comodino posto affianco al letto.

› Ama e odia Ama - come già detto - disegnare, cantare e suonare. Detesta invece disegnare, cucinare e - in modo particolare - odia gli ipocriti

« Più strada fai più fossi prendi. Ma se resti a casa quanti tramonti perdi? »

› Background: Echö nasce a Los Angeles il 23 ottobre 1997, giorno alquanto caldo per il mese in cui si trovavano.
Quando la madre, Olive, diede alla luce quel piccolo corpicino bianco, con uno spruzzo di capelli biondi sul capo fu una gioia per tutti.
Echö crebbe insieme a sua madre e insieme ai suoi nonni materni in una casetta in aperta campagna, in una casetta fatta con dei semplici mattoni, dal tetto e punta, dal piccolo giardinetto dai mille fiori colorati. La sua vita era facile, felice.
Echö molte volte, come tornava dalla scuola e vedeva i padri delle sue amiche riprenderle sopra le loro grandi macchina, chiedeva alla madre dove fosse il suo di padre, ed ogni volta che lo faceva un gelo improvviso scendeva su di loro. La piccola non poteva sapere che quella domanda, detta con tanta innocenza, potesse rievocare tanto dolore nella madre. Non poteva sapere che il padre, ancor prima che nascesse ripudiò la figlia, non poteva sapere che quello che doveva essere l’eroe di ogni figlia si era rivelato un mostro, non poteva sapere che sua madre era stata ingannata, messa incinta e poi lasciata da sola a crescere sua figlia.
All’età di quindici anni, quando ormai era abbastanza grande da poter capire quello che era successo iniziò ad odiare il padre lentamente, fino ad allora aveva aspettato, aveva aspettato un qualche segno da parte dell’unica figura maschile che era disposta ad amare, ma niente. Il silenzio da parte dell’uomo, e l’odio da parte della ragazza che cresceva. Così, a poco a poco la ragazza iniziò a fidarsi soltanto delle persone che amava di più al mondo, la madre, la nonna e il nonno.
Questo suo pensiero però venne abbattuto quando un anno dopo due omaccioni, con dei simboli strani, rigorosamente neri, sulle braccia bussarono alla loro porta.. La madre entrò visivamente nel panico e quasi svenne quando i due uomini alla porta le portarono una lettera da un simbolo strano sul davanti.. Echö non capiva cosa stava succedendo, perché sua madre era diventata bianca come un lenzuolo e i suoi nonni scuotevano la testa guardandola malamente. Cosa stava succedendo in quella casa? Erano per caso diventati tutti dei pazzi?
Pian piano la madre iniziò a spiegarle una strana storia fatta di demoni, fate, vampiri e licantropi e pian piano, la mente della ragazza si inondò di immagini riguardanti piccole fatine che volevano fra le margherite del suo giardino, ragazzi dalla pelle bianca bellissimi che le sorridevano in modo poco amichevole mostrando canini affilati quanto rasoi, lupi grandi e dal manto liscio che la guardavano dritto negli occhi, ombre striscianti, corpi neri e melmosi, ragazzi vestiti di nero e da lunghe spade bianche e luminose strette fra i palmi.
E alla fine, quando tutto fu assimilato dalla ragazza uno strano simbolo, uno fra i tanti tatuati sulle braccia dei due uomini si materializzo dentro la sua mente.
La ragazza si sentì tradita da quella che era la persona di cui più si fidava e quando i due omaccioni le chiesero se voleva essere istruita come una Nephilim la ragazza accetto. Echö disse di “si” senza nessun rimpianto, prese le sue cose e senza degnare di uno sguardo quella che era la sua eroina si diresse verso la porta. Salutò brevemente i suoi nonni, uscendo poi definitivamente da quella villetta.
Da qui Echö imparo a non fidarsi di nessuno, da qui Echö indossò la sua maschera fatta di freddezza e antipatia, da qui Echö si tramuto,.
Echö era cambiata.
Echö è cambiata.
Da una bambina felice e spensierata, col sorriso sempre e comunque stampato sul viso diventò la faccia della freddezza, dalla forte ironia pungente e dalla pazienza inesistente.

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